giovedì 30 agosto 2007

25 agosto 2007. La frase prende forma nella la città proibita

Con un po' di ritardo vi parlo di questa giornata che davvero è stata speciale.

25 agosto 2007

Tutti i giorni del viaggio sono stati importanti, ma è questo il giorno in cui abbiamo vestito le magliette bianche e composto la frase del viaggio. Proprio a Pechino. Tra le porte della Citta Proibita...negli spazi in cui secoli fa passeggiavano le concubine dell'imperatore.

Radunarci tutti e 210 non è stato facile, simo rimasti in attesa lì, per un'oretta, seduti sui gradini della porta della Suprema Armonia. Con noi erano presenti le affezionate guardie, che ci fanno compagnia dal momento in cui abbiamo toccato suolo cinese. Non so se siano sempre le stesse... talvolta sono n divisa, talvolta in borghese. Dicono che dobbiamo essere tutelati in quanto VIP (che sta classicamente per Very Important Person). Per questo ci seguono, per proteggerci.
Aspettavamo le magliette, una impresa cinese ricevuto l'ordine circa un giorno prima era riuscita a terminare il lavoro. Forse in Italia non ce l'avremmo fatta... Sono arrivati allora quattro sacchi neri, in ciascuno era ripiegata con cura una parte della frase. I capi gruppo hanno dato un'occhiata allo schema generale, si è deciso chi averebbe indossato le “lettere” e chi invece “gli spazi” bianchi. A Luca di Parma è capitata la “I”, non era molto soddisfatto, avrebbe preferito la “E”... non ha trovato nessuno che facesse cambio...
Nel momento in cui le maglie hanno cominciato a dare origine a parole le guardie cinesi si sono agitate. Una, in perfetta divisa blu, ha discusso agitatamente con Luciana Bolgia. Sono arrivati rinforzi mentre il gruppo, con i suoi ritmi.... dinosaurici... si trasferiva in uno spazio più ampio che consentisse l'impresa. Mi hanno raccontato che le lamentele delle guardie vertevano sulla presenza o meno dell'autorizzazione e sulla scelta di fare comparire improvvisamente questa iniziativa piuttosto che vestire le maglie dall'inizio.

Ma mentre le guardie continuavano a lamentarsi il gruppo veniva ordinatamente sistemato a formare le frasi.

Quel treno speciale per Pechino insieme libera-mente, in piedi,
That special train to Bejijng linking free minds, in ginocchio.

In ginocchio in effetti si sta un po' scomodi e Giovanni Piperno ha dovuto richiamare più volte ad una postura adeguata perchè si leggessero le lettere. Era caldo, era faticoso, ma siamo rimasti lì, inizialmente in silenzio e poi è partito un suono, quasi un om, che si è diffuso per tutto il gruppo, spontaneamente, ciascuno con la propria tonalità.

Mentre le guardie cinesi si muovevano nervosamente a pochi metri da noi. E ci fotografavano e chiedevano alle guide di tradurre cosa ci fosse scritto. Veniva loro spiegato che stavamo girando un film, ed era per questo che stavamo facendo questa strana cosa.
Alcuni turisti entrando nel cortile hanno fotografato l'evento, altri lo hanno ripreso con la telecamera.
Anche Piperno ha ripreso.
E poi il gruppo si è sciolto.
Cinque minuti e il cortile si era svuotato.

Ma c'era aria di magia.

Giada, la giornalista della Rai che ci ha accompagnati sino dal treno di Datong, era sorpresa, non era scontato che ci avrebbero permesso questa cosa. Manifestare a Pechino non è sempre possibile.
Era anche molto arrabbiata perchè una guida aveva tradotto in modo non corretto la frase alle guardie e questo rischiava di avere conseguenze.

Non ho saputo più nulla delle reazioni della polizia e del governo cinese a questo atto. Forse non è successo nulla. Ma se qualcuno fosse informato di prese di posizioni particolari gli chiedo di farmelo sapere. Grazie.

Nessun commento: