domenica 26 agosto 2007

Ulaan Bataar

21 agosto

Immediatamente dopo Ulan Ude il paesaggio cambia: dalla pianura si alzano colline sinuose, le betulle scompaiono. Dopo giorni di paesaggio sempre uguale la mongolia ci conquista. I lineamenti dei volti cambiano. Da lontano si vedono mandrie. Macchie bianche disposte ordinatamente testimoniano la presenza dell uomo. Sono le gher, abitazioni rotonde tipiche delle popolazioni nomadi, simili a tende.

Lungo la ferrovia le stazioni sono piu modeste, l'alfabeto cambia progressivamente nei caratteri. Le abitazioni sono ancora recintate come in russia, ma può capitare, attraversando una zona abitata, che in un giardino recintato accanto a quello di una casa sia sistemata una gher.

Molti di noi guardano fuori dal finestrino con sorpresa, ad ammirare il gioco di verdi che fa sembrare le colline vestite di velluto.

Alberto ha la macchina fotografica al collo e quasi come un cacciatore prende di mira i cavalli. Margherita a tratti abbraccia la telecamera, a tratti la macchina fotografica.

Arrivo in città alle 8.30

Già da lontano è evidente che Ulaan Bataar è una città anche industriale. Due grosse ciminiere eruttano fumo e lo sparano verticalmente verso il cielo. Nella zona vicina alla stazione vediamo una serie industrie la cui teconologia non e delle piu moderne: enormi strutture a cielo aperto, con nastri trasportatori altissimi, ingranaggi a vista.

Ad Ulaan Bataar riceviamo una accoglienza speciale, ci sta aspettando una delegazione mongola. ed in particolare i rappresentanti di una associazione che nel paese si cura di dare maggiori possibilità alle persone disabili.

Come da tradizione all'arrivo scendiamo invadendo il marciapiede, ci raduniamo, salutiamo chi ci ha accolto ed intoniamo l'inno di mameli, e qualche coro da stadio. Si sta bene, si ride, c'è gioia ed anche i piu scettici si lasciano trasportare. Fedelmente compaiono gli striscioni, gli stessi della partenza, che ad ogni fermata si arricchiscono di una firma che testimonia un incontro. E poi foto, infinite: un muro di persone che fotografa talvolta sovrapponendosi. I mongoli ci guardano divertiti, mentre le polizia ci scorta e delimita la scia del nostro passaggio.

C'é anche un'accoglienza speciale per una viaggiatrice. Dallo scorso anno ha mantenuto i contatti con una missione locale ed ha deciso di aiutare una famiglia nell acquisto di una gher. La famiglia è in un momento di difficoltà, ci sono quattro bambini. In questo anno ha raccolto la somma necessaria: 500 euro. Spera in futuro di mantenere i contatti con questo popolo, e magari di tornare e rimanere, per qualche mese. Non lo dice, ma qualcosa della mongolia sinuosa l'ha conquistata.

Dopo l'accoglienza parte la visita alla città. Pulman, rosso giallo, blu, verde, bianco.

La guida del nostro pulman è un po' severa ma molto disponibile.

Si va al monastero gandantegchenling. La guida ci racconta che il monastero e stato ricostruito per una questione diplomatica: la città avrebbe dovuto ricevere una delegazione straniera e, siccome in passato, dal 1938, il comunismo aveva soppresso la religione in mongolia e distrutto i maggiori monasteri, ha dovuto ricostrirne uno. Quindi inizialmente, dal 1990 l'edificio non era un reale monastrero ma un a struttura architettonica. Oggi invece viene utilizzata effettivamente sia come luogo di preghiera sia come scuola di formazione buddista.

Luogo di grande spiritualità, ci chiedono di prestare attenzione a tasche e portafogli perché, essendo uno dei luoghi in assoluto piu visitati ad Ulaan Baatar, e anche quello in cui si concentrano maggiormente i ladri: l'attenzione non è mai troppa...difatti un portafoglio scompare. E' un sardo questa volta a farne le spese.

Del resto è anche vero che il gruppo dei sardi vince il guinnes dei primati in quanto ad acquisti: ogni volta che si passa davanti ad un negozio o a una bancarella i sardi riempiono sporte di gadget e regali vari.

Il tempio è molto bello, e composto da piu edifici. In un paio di questi i monaci stanno dando vita alle cerimonie che li caratterizzano. Spettacolo per turisti, che possono osservare quanto sta avvenedo passando raso muro per la stanza. Ma si sta bene e in questo luogo c'è una strana pace.

Nell'edificio piu grande un buddha enorme riempie lo spazio. e infiniti altri budda sono sistemati nelle teche alle pareti. Vige una simbolgia a noi sconosciuta.

Nelle vicinanze del ristorante c'è una giostra simile alle montagne russe, ma e a pedali. I bambini si divertono molto.

Al pomeriggio ci dirigiamo in pullman verso le montagne. Le guide ci portano in club, in cui proprio per noi hanno organizzato una sorta di riedizione delle feste tipiche mongole: il Naadam. Quello originale si tiene tra l'11 ed il 13 luglio. Wrestling, tiro con l'arco, ippica. Ma e tutto così di plastica, come le bancarelle posizionate attorto al recinto per i cavalli, che sale un grande malcontento nel gruppo. Ma siamo in un parco naturale, ed è cosi bello... qualcuno fa un giro a cavallo, qualcuno fa ginnastica, qulcuno trova un momento di solitudine dopo tanti giorni di convivenza. Vorremmo non dovere andare più via. Montiamo la tenda qui....

Ma il treno ci aspetta alle 18,30 ad Ulaan Baatar... nella notte attraversiamo il deserto dei Gobi. Riusciamo a vedere l'alba sulla sabbia.

Riflessione....

Abbiamo incontrato due realtà: una associazione che si occupa di disabilità, una missione che si occupa di sostegno alle famiglie ed ai bambini. Poi con noi c'era Padre Ernesto Viscardi, che si dice un missionario, senza spiegare di più, ma poi scopro che si prende cura dei bambini che durante gli inverni rigidi si riparano nei tombini di Ulaan Baatar.

Il treno speciale per Pechino è partito con un messaggio contro il pregiudizio legato alla salute mentale... ma qui cosa intendono per salute mentale?

Non l'ho capito. Chissa cos'è per un mongolo la follia.

1 commento:

Webmaster ha detto...

Forza ragazzuoli che fra un po' tornerete e vi faremo il terzo grado! Eheheh!
Un abbraccio,
Max.