domenica 26 agosto 2007

Riflessioni sul viaggio

La prima parte del viaggio è stata caratterizzata soprattutto per l’intensità dei ritmi.
Ritmi necessari a rispettare le tappe del viaggio, a caricare e scaricare valigie dai diversi treni, a passare da una stazione all’altra, a consumare colazione, pranzi e cene in posti sempre diversi. A visitare le città, ricchissime di storia e di monumenti, piene di cose da vedere, di opere d’arte da ammirare. Venezia, Budapest, Mosca. Ognuna richiederebbe tanto tempo per essere visitata a fondo. Invece abbiamo dovuto guardarle di corsa. Si è creato un po’ di stress. Poi, una volta nel treno della transiberiana, i ritmi sono diventati più lenti, e quindi abbiamo avuto più spazio per pensare e riflettere. Su una cosa, in primo luogo: uno si chiede: è più facile andare incontro ad un disturbo mentale vivendo in città o peggio in una metropoli come ad esempio Mosca, o il rischio è uguale anche per chi vive in campagna, magari in una casetta colorata con l’orto ed il giardino, come le tante che vedo scorrere dal finestrino del treno? Chissà se nella vita in campagna, con ritmi più bassi, e con maggiori relazioni con gli altri, con più contatto con la natura, può prevenire il disturbo psichico?
Ma subito dopo un’altra domanda: e se cadi, ad esempio, in depressione, è meglio abitare nella grande città, (dove hai garanzia di essere curato) o in campagna, dove i servizi sono lontani e rischi anche di vivere maggiore emarginazione da parte di persone meno avanzate culturalmente?
firmato un Viaggiatore di Imola

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